Una borsa ad arte: le Arty-Capucines di Louis Vuitton
Una tradizione iniziata nel 2019 e oggi alla sua terza collezione è quella di Artycapucines, la celebrazione della it-bag di Louis Vuitton che prende il nome da Rue des Capucines, dove nel 1854 era stata aperta la prima sede della boutique della maison.
La prima edizione limitata in sei esemplari era nata dalla collaborazione con sei artisti contemporanei: i ricami e la madreperla di Sam Falls, frutta e verdura rallegrano le giornate grazie alla creazione di Urs Fischer, il contrasto nero e blu di Nicholas Hlobo, colori sgargianti e due pinne caratterizzano Alex Israel, Tschabalala Self ricrea un patchwork con il monogramma destrutturato, Jonas Wood sceglie il bianco e nero.
Nel 2020 vengono scelti Beatriz Milhazes per un caleidoscopio di textures colorate, Jean-Michel Othoniel rilegge la borsa con rafia e seta, Josh Smith si basa sulla riproposizione della sua serie di dipinti Name, come anche Henry Taylor che riporta il ritratto “A Young Master”, Liu Wei crea uno scultoreo fiore in pelle e metallo, Zhao Zhao propone un pattern grafico che crea una sorta di puzzle.
Tocca ora alla nuova collezione, che sarà disponibile da fine ottobre in una selezione di punti vendita in duecento modelli unici.
Per la prima volta c’è una rappresentante italiana, Paola Pivi, che prende ispirazione da una sua stessa performance realizzata a Basilea, che coinvolgeva un leopardo e qualche migliaia di tazze: una delle foto inedite dell’evento è stata propio la base per la realizzazione della borsa.
Gregor Hildebrandt si dedica al mondo musicale, inserendo intarsi di vinili e utilizzando la polvere magnetica dei nastri di registrazione.
Donna Huanca prosegue la sua perosnale ricerca sul rapporto tra la pittura e la femminilità del corpo di una donna, in combinazione tra stampa 3D e ricamo.
Anche Huang Yuxing torna su se stesso, rieditando il paesaggio del suo “The Colossus Hidden Deep in the Hills”, e Vik Muniz che riempie la “tela” della borsa con disparati e simpatici oggetti, come ideale continuazione della sua serie “Quasi tutto”.
Infine Zeng Fanzhi reinterpreta un suo autoritratto di Van Gogh con la maggior precisione possibile che emerge nei colori, nei ricami, nelle stratificazioni.
Ancora una volta la maison è stata in grado di celebrare e innalzare il livello di quella stretta collaborazione con il mondo dell’arte, in senso letterale, che da anni caratterizza una parte della sua produzione.