Non si finisce mai di parlarne: ancora una volta Banksy-mania
Banksy è quel conoscente di cui ti fa sempre piacere avere notizie, perchè per quanto tu lo conosca poco sai che potrebbero sempre riservare grandi sorprese.
In questo caso però, non è stato l’artista a fare qualche gesto che destasse particolare scalpore: è anzi lui stesso vittima, insieme al quasi omonimo collezionista Pranksy, di una truffa ben riuscita, ma che altrettanto bene si è risolta.
A fine agosto, Pranksy si accaparra sulla piattaforma OpenSea Great Redistribution of the Climate Change Disaster, un NFT che paga la modica cifra di 300.000 dollari, proprio ad opera di Banksy, come testimoniava il link diretto al sito ufficiale dell’artista.
Il problema sorge non appena la vendita viene ultimata: non solo il link sparisce, ma è proprio il team di Banksy ad affermare che non è stata mai messa in asta, da parte loro, una sua opera. Il povero collezionista capisce bene che la truffa di cui è vittima è perfettamente riuscita; oltre a rimanerci di sasso non ha molto altro da fare proprio a causa delle logiche che regolano il funzionamento di questi marketplace. Una volta conclusa la vendita ed effettuato il trasferimento di Ethereum, non c’è via di scampo.
Improvvisamente il colpo di scena: il truffatore stesso cambia le sue vesti per indossare quelle dell’onestà, restituendo al pranked Pranksy tutta la cifra spesa (ad esclusione delle commissioni richieste dalla piattaforma), forse mosso più dalla pubblicità non prevista e dal timore di essere scoperto nella sua vera identità che da un vero e proprio senso di colpa.
Passiamo a qualcosa che invece per le mani di Banksy è davvero passato, e la cui vicenda ha fatto comunque molto scalpore qualche anno fa: correva l’ottobre del 2018 quando l’artista, proprio dopo aver ottenuto il suo record d’asta con un prezzo di aggiudicazione che superava il milione di sterline, conclude il suo show con un gesto a dir poco inaspettato.
Girl with balloon inizia lentamente ad autodistruggersi contornata dall’applauso del pubblico che onorava la vendita, e che presto si è trasformato in espressioni di stupore. Un meccanismo messo in atto chissà quando dall’artista stesso, appunto come segno di protesta per le logiche del mercato dell’arte, che ha invece portato all’effetto opposto.
Il collezionista ha infatti accettato, forse contro ogni aspettativa, di pagare l’opera al prezzo previsto: forse ci aveva già visto lungo, dato che il 14 ottobre si tornerà nelle fantomatiche stanze di Sotheby’s per l’asta di Contemporary Art e proprio Love is in the bin (lil nuovo titolo assegnato alla ragazza con il palloncino) verrà nuovamente battuto all’asta, con una stima di vendita tra i 4 e i 6 milioni di sterline.