Mario Schifano al Centro per l’Arte Moderna Italiana: un viaggio alla scoperta dell’arte degli anni ‘60.
Al Centro per l’Arte Moderna Italiana di New York fino al 13 novembre è possibile visitare una mostra dedicata all’artista Mario Schifano, uno dei maggiori protagonisti della Pop Art italiana insieme al noto Franco Angeli, di cui vi abbiamo parlato qui.
La mostra è intitolata “Facing America: Mario Schifano 1960-65” e si concentra sugli albori della carriera del pittore, conosciuto in particolare per la creatività nell’uso di tecniche nuove e originali: fu infatti il primo a usare il computer per elaborare le sue opere, riportandole poi su tela.
La figura di Schifano è essenziale per l’arte contemporanea di quel periodo proprio per l’innovazione che porta attraverso la sua produzione: due lavori esemplificativi, visibili all’interno dell’esposizione sono “A de Chirico (1962)” e “Leonardo (1963)” in cui è possibile seguire la trasformazione della sua arte.
Il percorso ripercorre l’attività di Schifano legata all’ambiente newyorkese, unendo quindi due momenti importanti per la sua carriera, quello dei primi anni ‘60 e quello tra il 1962 e il 1965.
I due periodi si distinguono grazie al cambiamento radicale dell’arte di Schifano, da una parte infatti troviamo i suoi famosi “Monocromi” creati con smalto industriale steso su carta da pacchi, mentre dall’altra c’è una ricerca più approfondita dell’arte figurativa, poi tradotta inserendo elementi presi dalla Pop Art all’interno delle sue opere.
Gli anni Sessanta furono per lui movimentati, in particolare il 1961 fu per lui un anno ricco di eventi infatti allestisce una sua personale presso la Galleria La Tartaruga di Roma e vince il famoso Premio Lissone, dedicato alle arti figurative.
La mostra di New York è quindi un vero e proprio itinerario all’insegna della crescita artistica dell’artista italiano e ci permette di comprendere a fondo il passaggio tra le prime opere degli anni ‘60 e quelle di metà decennio.
Mario Schifano si pone qui a cavallo tra l’arte moderna e l’arte contemporanea, creando dunque un precedente. È evidente il suo contatto con artisti a lui contemporanei come Giuseppe Uncini e Tano Festa.