Lo sguardo di Gucci all’arte con Alessandro Michele
L’era Gucci sotto la direzione creativa di Alessandro Michele inizia nel 2015 (nonostante facesse parte dell’armata della maison fin dal 2002): da qui ha inizio una rivoluzione fondata sulla bellezza, che “rimane l’espressione più incisiva del piacere che provo nei confronti della ricchezza e multiformità delle cose”.
Ma la bellezza di Gucci non si esprime solo nelle collezioni e nella moda come arte, ma anche nell’arte in quanto tale, tanto che in questi anni il brand si è espresso spesso nel sostenere ma anche e sopratutto ideare iniziative per la promozione di artisti e patrimonio.
Infatti, Gucci è stato sponsor del padiglione Italia alla Biennale di Venezia 2019, esprimendo una comunanza di visione nei confronti della contemporaneità tra lo stesso Alessandro Michele e il curatore Milovan Farronato. Già nel 2017 aveva finanziato il restauro e la valorizzazione del Giardino di Boboli, nel 2019 ha annunciato il sostegno al progetto dedicato alla Rupe Tarpea e ai Giardini del Campidoglio.
Ma questo impegno a favore della cultura – e della diffusione della sua immagine – è ben visibile anche nella scelta di location come la Galleria Palatina di Palazzo Pitti, i Musei Capitolini, Pompei ed Ercolano (e non solo a livello italiano, come nel caso dell’Abbazia di Westminster o la Dia Art Foundation a New York).
Questo mecenatismo contemporaneo si concretizza anche nel programma Artist in Residence che porta l’artista Rachel Feinstein a soggiornare a Chatsworth House (dimora storica nel Derbyshire che a sua volta fa parte dei Gucci Places) o nei Gucci Art Wall, che sostituiscono ai più classici manifesti dei veri e proprio murales pubblicitari, affidati ad artisti contemporanei, per sponsorizzare nuovi prodotti e collezioni del brand.
Una collaborazione che fa da esempio per tutte è quella con l’artista Ignasi Monreal, che nel corso degli anni ha assunto diverse sfumature, dai già citati Gucci Art Wall in occasione del lancio di Gucci Bloom nel 2017 alla campagna pubblicitaria “Gucci Hallucination”, che rielabora grandi capolavori della storia dell’arte con il suo distintivo stile surreale (da cui è nata anche una capsule collection in edizione limitata).
Ma l’esito forse più interessante e completo è The Artist is Present (Yuz Museum – Shangai, 2018), la mostra che nasce dall’intesa tra Alessandro Michele e Maurizio Cattelan ed esplora i concetti di originalità e di copia: in un momento storico in cui tutto è riprodotto e riproducibile, la copia diventa essa stessa l’originale, con un atto creativo che è un atto di consapevolezza in grado di valorizzare l’originale, dandogli nuova vita.
E l’appropriazione inizia già dal titolo, che inequivocabilmente richiama la performance di Marina Abramović (MoMa – New York, 2010), e in particolare il suo successo mediatico. Le opere di più di trenta artisti internazionali vengono scelte a dimostrazione del fatto che sia possibile raggiungere una nuova originalità attraverso la ripetizione: un esempio per tutti è lo stesso Cattelan che propone una replica in scala della Cappella Sistina.