L’Europa aiuta gli artisti
La cultura deve essere finanziata e supportata dallo Stato.
Questa è forse una delle frasi più sfruttate e stereotipate, ma molto spesso non corrisponde alla realtà, specialmente – e ci dispiace dirlo – in Italia, dove l’amore per la burocrazia rimane più forte di quello per gli artisti e per tutti coloro che lavorano nel settore culturale.
È di questi giorni la notizia che la Germania ha stanziato un finanziamento da 50 miliardi per provvedere alle necessità del settore.
Monika Grutters, membro del Bundestag di Berlino, ha dichiarato come «gli artisti non sono solo indispensabili, ma anche vitali, soprattutto ora».
La Germania, insomma, sale in cattedra e diventa modello di riferimento per gli altri paesi.
Ma in cosa consiste esattamente questo finanziamento? A chi sarà destinato?
Secondo quanto riportato, saranno distribuiti aiuti per supportare le spese degli artisti e di quelle piccole realtà in difficoltà, ad esempio, con l’affitto dei locali o degli studi.
In più, questi incentivi saranno devoluti a favore di giornalisti e liberi professionisti i quali, godranno anche di un sussidio di sicurezza sociale (valido per sei mesi) che, a sua volta, garantisce l’assicurazione per la disoccupazione e la protezione da un eventuale sfratto: se insomma, a causa del Covid, bisogna rimanere a casa, è giusto che tutti ne abbiano una senza doversi preoccupare di perderla.
Sembrerebbe tutto perfetto ma ecco sorgere i primi problemi.
Secondo il Berlin BBK, il piano di aiuti del ministero risulta ancora abbastanza ostico e burocratico. Inoltre, richiede agli artisti e in generale a chi fa domanda, un reddito mensile minimo di 1500 euro, cosa non scontata in questo periodo.
In ogni caso siamo solo agli inizi e il governo tedesco si è più volte dichiarato sostenitore della creatività come aiuto per uscire dai momenti di difficoltà. Rimaniamo ottimisti.
Nel frattempo anche altri paesi si sono lasciati ispirare dal modello tedesco.
L’Inghilterra, attraverso l’Arts Council, ha stanziato aiuti per 160 milioni rivolti ad artisti ed enti culturali di diverso genere.
Significative sono le parole di Sir. Nicholas Serota, presidente dell’Arts Council:
« Nessuno di noi può sperare di superare questa tempesta da solo, ma lavorando insieme credo che possiamo uscirne più forti, con idee condivisi, nuovi modi di lavorare e nuove relazioni forgiate a livello locale, nazionale e persino internazionale. Speranzoso e positivo. Vedremo. »
La Francia, invece, procede più cauta e mette a disposizione “solo” 22 milioni divisibili tra i settori di musica, spettacolo, editoria e arti visive.
Che altro aggiungere?
Aspettiamo l’Italia e speriamo non per molto.