Le onomatopee architettoniche di Kengo Kuma in mostra a Venezia
Nella giornata di ieri, 14 maggio, è stata inaugurata presso il Palazzo Cavalli-Franchetti a Venezia la retrospettiva “Kengo Kuma – Onomatopoeia architecture”, a cura di Chizuko Kawarada, partner dello studio Kengo Kuma&Associates, e Roberta Perazzini Calarota, presidente di ACP Art Capital Partners – Palazzo Franchetti. Per la prima volta, l’opera dell’architetto giapponese viene mostrata seguendo una tematica unica, quella dell’architettura onomatopeica, ossia la capacità del maestro di raccontare i suoi progetti tramite parole onomatopeiche, in modo semplice, quasi infantile, libero da sovrastrutture teoriche.
Partendo da tredici parole giapponesi, Kuma dà forma ad una sensazione fisica che esprime la sua idea di architettura sostenibile, usando materiali di recupero della tradizione nipponica, come legno carta e metallo, in una chiave contemporanea. Altro aspetto fondamentale dei lavori dell’architetto è il dialogo tra persona e oggetto, non influenzato da linguaggi logici, bensì da suoni quasi primitivi. Ecco spiegato l’uso delle onomatopee, dove materia e corpo parlano tra loro in modo viscerale, creando un ponte tra uomo e natura attraverso i sensi della vista, dell’olfatto e del tatto. Si tratta di un concetto molto originale in architettura: anziché utilizzare elucubrazioni teorico-filosofiche complesse, il maestro spiega l’empatia con i materiali attraverso i suoni.
La mostra si traduce anche in un vero e proprio omaggio a Venezia, “la città più onomatopeica che ci possa essere”, come sottolinea lo stesso Kuma. Entrando nel palazzo dal giardino affacciato su Canal Grande, dove si viene accolti da una prima opera site specific, il visitatore si affaccia ad una promenade architetturale scandita secondo le tredici onomatopee scelte da Kuma. Ogni parola è spiegata attraverso pannelli e dispositivi audiovisivi che ne potenziano la fruizione.
Inaugurata in concomitanza con la 18esima Mostra Internazionale di Architettura alla Biennale di Venezia e visitabile fino al 26 novembre, la mostra regala uno sguardo innovativo sulla città lagunare, dove l’architettura è esemplare nel connettere il patrimonio culturale radicato a una modernità globale.