Le favole autobiografiche di Anna Weyant
Anna Weyant è l’artista del momento: il mercato dell’arte di New York è impazzito per lei.
A soli 27 anni, è la pittrice più giovane a far parte della scuderia Gagosian, galleria d’arte che segue i pesi massimi dell’arte contemporanea internazionali come Cindy Sherman e Richard Prince.
L’artista ha iniziato il suo percorso pubblicando le foto dei suoi dipinti su Instagram, quando nel 2019 fu notata dal rinomato critico d’arte statunitense Jerry Saltz.
È iniziata così la scalata di Weyant, che ha visto i suoi quadri essere venduti inizialmente a 400 dollari per poi arrivare a cifre a sei zeri: durante la The Now Evening Auction del 19 maggio 2022 , Sotheby’s ha battuto un suo dipinto per 1,6 milioni di dollari.
Ma in che cosa consistono i suoi lavori? Le protagoniste delle sue “favole autobiografiche”, così le chiama l’artista stessa, sono delle fanciulle in una fase specifica della vita: l’adolescenza, uno dei periodi più emozionanti ma anche più complessi dell’esistenza.
L’equilibrio di luci e tenebre trae nutrimento dai grandi maestri del secolo d’Oro olandese, mescolando ad essi la cultura popolare contemporanea.
Racconta la storia di queste giovani donne impacciate, sorridenti e curiose ma anche sensuali e misteriose.
Tutte le opere di Weyant raccontano una storia di vita quotidiana, ma non solo. Intorno alle levigate protagoniste dei dipinti, si sprigiona un’ambigua energia, un’aura che lascia intendere un orizzonte oltre ciò che l’occhio può vedere.
L’artista, tramite l’uso dell’arte figurativa, racconta in ogni dipinto una breve storia, una fantasia o un ricordo autobiografico. In questo modo, intende indagare la complessa psicologia della fase adolescenziale, analizzando alcuni temi spesso visti come troppo personali e tabù. Tocca in questo modo l’intimità di ognuno di noi.
Esemplare, è l’opera “Falling Woman”. Una giovane a testa in giù, quasi come una figura di Georg Baselitz, con la bocca spalancata e gli occhi sgranati.
Se si riflette, il momento della caduta è uno dei momenti più personali che ci siano: la paura pervade e non c’è più spazio per l’apparenza.
L’artista porta così in scena una sorta di rappresentazione moderna di un mito, asservita però a comprendere la psicologia del nostro tempo e di sentirci compresi a nostra volta.