La linea sottile che unisce Londra e Venezia. Due diverse letture espositive sul filo del Surrealismo
Esiste un filo immaginario che avvicina Londra a Venezia ed è stato tracciato alla maniera dei surrealisti.
Il 2022 vedrà ben due grandi mostre dedicate a questa corrente artistica che fu la più longeva nella storia delle avanguardie storiche del Novecento e la più difficile da circoscrivere nei suoi vorticosi sviluppi.
Certamente non banale la scelta della Tate Modern di Londra che proprio qualche giorno fa ha inaugurato “Surrealism beyond borders”, organizzata in collaborazione con il Metropolitan Museum di New York (fino al 29 agosto 2022).
L’esposizione indaga la lettura della realtà da parte di artisti, anche geograficamente molto lontani tra di loro che, ispirati dalle teorie freudiane, hanno utilizzato il linguaggio artistico surrealista come mezzo per immergersi nella sfera dell’irrazionale, dell’inconscio, anche per esprimere la propria sovversione politica allo stato vigente e alle forme di potere costituito.
Infatti, nonostante l’improvviso stop subìto con l’avvento della seconda guerra mondiale, la lezione paranoico‐critica dei primi surrealisti oltrepassò la morte di André Breton (1966) e gli stessi confini europei raggiungendo città come Buenos Aires, Il Cairo, Città del Messico, Seoul e Tokyo che diventarono centri di ispirazione post‐surrealista durante la seconda metà del Novecento.
Il 9 aprile segue la Peggy Guggenheim Collection di Venezia che aprirà le porte a “Surrealismo e magia. La modernità incantata”, a cura di Gražina Subelytė.
Una ricerca sulle basi immaginifiche del Surrealismo e sulle sue associazioni con la magia, l’esoterismo e l’occultismo che ha permeato l’interesse di artisti come Leonora Carrington, Salvador Dalí, Giorgio de Chirico, Max Ernst, René Magritte, e Roberto Matta (in mostra fino al 26 settembre 2022).
Un percorso espositivo completamente inedito che, con opere provenienti da oltre 40 istituzioni internazionali e collezioni private, darà voce all’interesse dei surrealisti per la magia intesa come forma di conoscenza di sé e motivo di evoluzione (in senso filosofico e politico) del ruolo dell’artista nella società.