Israele vede la luce e l’Italia rimane al buio, almeno per ora.

Israele corre e sorpassa l’Europa.

Il paese detiene la percentuale più alta di persone vaccinate e si appresta a uscire, si spera definitivamente, dalla pandemia.

Secondo i dati ufficiali, quattro milioni di cittadini hanno già ricevuto la prima dose del vaccino e la curva epidemiologica nel paese si sta abbassando notevolmente.
Ricordiamo anche che Israele è ormai fuori dal terzo lockdown totale che era entrato in vigore a fine Dicembre.

 

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Il governo Israeliano ha, quindi, deciso per la riapertura dei luoghi di cultura – musei, cinema, teatri, biblioteche – così come di piscine, hotel e palestre, per tutti i cittadini che hanno già ricevuto la vaccinazione e che dovranno presentare un vero e proprio lascia passare, il green pass, che attesti l’avvenuta doppia vaccinazione e che ha una validità di sei mesi.

Il premier, Benjamin Netanyahu, ha inoltre precisato di come questa sorta di “passaporto sanitario” sia valido solo sotto giurisdizione israeliana, mentre per quanto riguarda la riapertura delle frontiere con Grecia e Cipro si sta pensando di posticiparla in primavera, ovviamente solo ed esclusivamente per i vaccinati.

Israele, quindi, dopo un’accelerata notevole nella campagna vaccinale è pronto a respirare aria di libertà e per le strade è palpabile una certa frenesia di ritornare alla vita di prima.

Se il paese torna a respirare, anche la cultura di conseguenza può ripartire. E aggiungiamo noi, finalmente.

In casa nostra invece, il neo premier Mario Draghi, si è mostrato particolarmente vicino alla causa della cultura definendo l’Italia stessa come grande potenza culturale.

 

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Il settore del turismo, prima della pandemia, valeva all’incirca il 14% degli introiti del paese ma “esso vive della nostra capacità di preservare, cioè almeno non sciupare, città d’arte, luoghi e tradizioni che successive generazioni attraverso molti secoli hanno saputo preservare e ci hanno tramandato ”, parole (sante) di Draghi.

Freniamo però gli entusiasmi, non sarà esattamente come riaccendere la luce.

Perché?

Perché, secondo il Premier, bisogna fare meglio di quanto fatto in precedenza: non è sufficiente riprendere le fila da dove si sono interrotte, al contrario bisogna impegnarsi per un migliorare ancora. Non c’è sviluppo senza cultura, è questo il monito generale che si evince dalle parole del Presidente.
Buoni propositi e nobili intenti insomma ma una nota stonata rimane: l’assenza di qualsiasi accenno a musei o teatri, settore devastato – per essere gentili – dall’avvento del Covid.

Draghi si è però mostrato consapevole della micidiale battuta d’arresto per questi settori e ha confermato che si prenderanno le dovute misure per far si che ci sia una ripresa.

Non si può rischiare, a detta sua, di “perdere il patrimonio che rappresenta la nostra identità”.