Siamo lieti di riportare l’intervista al nostro CEO Angelica Maritan pubblicata su All Art, magazine di approfondimento culturale e d’arte di un importante gruppo bancario a cura di Negri-Clementi Studio Legale – nostro partner.
SpeakART è una start up innovativa fondata nel 2017 da Angelica Maritan, Ingegnere Ambientale che ha lasciato il mondo del petrolio e delle costruzioni per dedicarsi alla sua più grande passione, l’Arte. Il software di SpeakART è in grado di catalogare intere collezioni, mettendo a disposizione veloci strumenti di ricerca. Permette a chi lavora con le opere d’arte, a chi le colleziona, le movimenta o le esamina, di ottimizzare tempi e costi di lavorazione, disponendo di uno strumento semplice da utilizzare e disponibile ovunque ci si trovi.
SpeakART però va oltre permettendo all’opera d’arte di ”parlare da sola“ grazie alla creazione della sua personale e unica impronta digitale. Sarà lei stessa a comunicare se ha subito un danno durante un trasporto o se non corrisponde all’originale, e questo sarà possibile confrontando semplicemente la scansione della fotografia al tempo zero dell’opera con uno scatto più recente. SpeakART è una risorsa per tutti gli operatori del mercato dell’arte, che si tratti di collezionisti privati, case d’asta, gallerie, registrar, restauratori, artisti, musei, broker o compagnie assicurative.
Angelica, da Ingegnere Ambientale a innovatrice del mondo dell’arte. Raccontaci come è nata l’idea di focalizzarti sul settore culturale e in che modo queste due anime si fondono nel tuo lavoro?
Sono sempre stata una persona che ha unito aggettivi e situazioni che – nel sentire comune – non erano abituali. Ho sempre avuto una passione per l’arte e un debole per l’informatica. Ho frequentato il liceo classico, poi ingegneria. Sono partita a 24 anni per lavorare in una piattaforma petrolifera offshore come field engineer. Tornata in Italia, mi sono occupata di cantieri e gestione immobiliare e infine sono riuscita a unire la mia grande passione per l’arte con il mio lavoro. L’arte e il digitale.
Tre aggettivi per descrivere SpeakART.
Rivoluzionario, facile e versatile. Rivoluzionario, perché è un prodotto a oggi unico al mondo, è il solo a creare un’impronta digitale riconoscendo l’opera nel tempo, fornisce quattro metodi di confronto diversi e crea un legame tra opera d’arte e certificazioni. Facile perché è un software che la maggior parte degli utenti riesce a usare senza bisogno di training. Versatile perché è ottimizzato trasversalmente per chiunque con l’arte ci lavori o la collezioni.
Hai affermato: “Niente più opere d’arte perse in magazzini traboccanti, SpeakART aiuta a portare ordine ed efficienza”. In che modo? Come funziona e cosa offre il gestionale SpeakART? È utilizzabile per ogni categoria di bene d’arte (quadri, sculture, installazioni, gioielli, monete, auto d’epoca, vini storici, strumenti musicali)? In parole semplici, di quali elementi si compone il software e qual è la loro funzione?
Ad oggi la nostra scelta è stata quella di concentraci sul mondo del fine art, ma il passo tra questo e il collezionismo in senso più allargato è davvero brevissimo ed è già in programma. Il software è stato creato per semplificare il collezionismo, valorizzare il patrimonio e rendere più snello ed economicamente vantaggioso il lavoro dei professionisti del settore. SpeakART si compone di tre parti: la prima è un gestionale delle opere d’arte pulito e intuitivo, con tutte le caratteristiche che servono per descrivere un’opera; la seconda – il nostro fiore all’occhiello – è dove risiede il cuore della tecnologia SpeakART, un algoritmo che ci permette di mettere a confronto due immagini dell’opera che il nostro software trasforma in impronte digitali (DIMA – Digital Identity Matrix for Art) e che vengono messe a confronto grazie a un sistema automatico; la terza parte è composta da due format che permettono all’utente di creare condition report e valutazioni, sia a distanza che in presenza. Questi format forniscono ai tecnici una base strutturata per costruire poi i loro documenti senza necessità di riscrivere ogni volta dati già presenti nel database.
Quali sono gli aspetti più rivoluzionari di SpeakART che vuoi segnalare? Quali le principali esigenze che vuole soddisfare?
L’aspetto più innovativo è sicuramente la DIMA: Digital Identity Matrix for Art. Tramite questa vera e propria impronta digitale siamo finalmente in grado di legare tutti i documenti, come ad esempio il certificato di autenticità, quello di libera circolazione o altri documenti fondamentali direttamente all’opera senza dover interagire fisicamente sulla stessa. Esserci affrancati dalla fisicità per riconoscere l’opera ci ha messo al sicuro dal rischio di corromperla con mezzi estranei. La DIMA permette di controllare lo stato dell’opera in momenti diversi e verificare se in un lasso di tempo sono intervenute modifiche (danni o sostituzioni) al suo stato d’origine. Non ho creato questo software come esercizio stilistico, vengo da una famiglia di imprenditori e so bene cosa significa ottimizzare tempi e costi, dunque SpeakART è stato creato pensando alla sostanza delle problematiche e creando una solida base per risolverle. A mio avviso un servizio digitale che non porta benefici economici è da ritenersi inutile, quindi abbiamo anche studiato che l’ottimizzazione di tempo e risorse potrebbe stimarsi attorno al 20% se il software venisse utilizzato in modo sistematico.
A chi si rivolge SpeakART?
SpeakART per sua stessa configurazione è molto trasversale e le collezioni catalogate possono essere pubbliche o private, intese sia come personali che corporate collection. Le logiche di utilizzo cambiano, ma è il mezzo stesso ad adattarsi al cliente in modo facile e immediato. SpeakART si rivolge a collezionisti, artisti, assicurazioni, broker, musei, specialisti, gallerie e case d’asta.
L’utente può decidere se rendere pubblica e, quindi, visibile la propria raccolta o parte di essa. In che modo SpeakART concorre alla valorizzazione artistica ed economica di singole opere d’arte o di intere collezioni? Quali altre attività agevola l’utilizzo di questo software in caso, ad esempio, di passaggio generazionale, di prestito a musei o di attivazione di polizza assicurativa?
Spesso la valorizzazione di un’opera passa per una raccolta sistematica e ordinata di informazioni. Ad oggi le informazioni sulle opere d’arte sono troppo spesso tralasciate, perse o dimenticate; e questo depaupera il patrimonio artistico. SpeakART permette di gestire tutte le informazioni dell’intera vita dell’opera, comprese le esposizioni, le pubblicazioni, i documenti, i precedenti condition report, in modo semplice e ordinato. Valorizzare significa conoscere, per conoscere bisogna archiviare nel modo corretto e saper comunicare ciò che si è archiviato e SpeakART lo fa in modo automatico per i nostri clienti. In seconda battuta valorizzare un’opera significa anche dare certezze nel tempo sulle opere e cosa conferisce maggior certezza se non la sua impronta digitale? Oltre a questo abbiamo creato un sistema di interazioni con le singole opere per i professionisti esterni (come ad esempio restauratori, registrar e fotografi) tramite un sistema di “inviti” si potrà visionare la scheda dell’opera o interagire direttamente con essa, ad esempio compilando un condition report, una valutazione o immagazzinare una DIMA. Questo permette al cliente di mantenere la sua sicurezza informatica e privacy, e allo stesso tempo al professionista di lavorare per il cliente con informazioni, documenti e immagini già presenti nel database.
Quando e da dove nasce l’idea di sviluppare un software capace di creare un’impronta digitale dell’opera d’arte in grado di individuare eventuali danni o di riconoscere falsi, spesso invisibili a occhio nudo?
Ho una mamma architetto, da sempre appassionata di arte, e un papà – che considero un’enciclopedia vivente – che si è interessato in modo “sistematico” all’arte dal 2000. Magicamente artisti, gallerie ed eventi d’arte sono entrati a far parte del quotidiano familiare. Mi sono trovata affamata di arte, senza nemmeno rendermene conto, rapita da questo mondo che, lavorando come ingegnere, avevo modo di frequentare solo nei ritagli di tempo. Non scorderò mai quando durante un pranzo di lavoro, parlando di arte ho detto sicura di me: “Non posso credere, che nel 2016 non ci sia un modo per legare un certificato di autenticità all’opera!” e da quella frase, da tanti sforzi, una gravidanza e infinite notti insonni, è nata SpeakART. L’idea nasce da una necessità personale, da una presa di coscienza dei bisogni del mercato e delle lacune sostanziali che si riscontrano nel settore. L’arte, l’artista e il patrimonio vengono tutelati grazie alla trasparenza. Tutelare e informare ha come diretta conseguenza la valorizzazione. Ci fidiamo di più di un prodotto ben recensito se acquistiamo online, giusto? Non c’è motivo di pensare che questo non si possa applicare all’arte. Personalmente comprerei più volentieri un’opera se sapessi che da sola può parlarmi di sé stessa, della sua storia, che mi mostra i danni che nel tempo ha riportato e che non rischia di essere falsificata.
SpeakART è dotato di un sistema “intelligente” di machine learning e ciò significa che impara da sé stesso. Possiamo affidarci completamente al software per individuare eventuali danni o per riconoscere i falsi di un’opera? Qual è il grado di attendibilità e, quindi, il margine di errore nella verifica dello stato attraverso la scansione fotografica?
Il grado di attendibilità del software è ‘spaventosamente’ alto. Quello che può limitarlo è uno scatto di scarsa qualità processato, dunque il fattore umano. SpeakART è in grado di riconoscere differenze al decimo di millimetro, cosa molto difficile per un tecnico dal momento che non avrà mai la possibilità di confrontare i due stadi dell’opera contemporaneamente, SpeakART è come se lo facesse. La percentuale di errore su DIMA da protocollo si attesta attorno al 1–1,5%. Per fare un paragone l’occhio umano sembra avere una percentuale di possibile errore che si attesta sul 20–25%. Il fattore umano è comunque fondamentale e imprescindibile in particolare in questo settore, infatti, SpeakART non vuole sostituirsi all’uomo, ma supportarlo, rendendo il suo lavoro più facile, dando un’allerta per capire dove guardare, dove portare l’attenzione. Ma il giudizio umano e la descrizione dell’eventuale danno sarà sempre (o per lo meno ancora per molto tempo) frutto di un giudizio “sensibile”.
SpeakART è un sistema certificato su Blockchain, cosa significa? Quali sono i vantaggi in termini di sicurezza e trasparenza?
Tanti parlano di Blockchain, ma pochi capiscono davvero cosa significa. Spesso mi chiedono “Tu ce l’hai la Blockchain?” e io sorrido alla domanda, perché mi sembra di essere dal pescivendolo. “Scusi mi dà un chilo di Blockchain?” La Blockchain potenzialmente possono averla tutti, perché è un contenitore che si può riempire con le informazioni che si vogliono, è una scatola vuota con un bel lucchetto da chiudere. La Blockchain ha senso se le informazioni che noi vogliamo inserirci hanno bisogno di una data certa di immissione e se devono rimanere immutabili nel tempo. Dunque la risposta è sì, SpeakART immagazzina le informazioni sulla Blockchain su richiesta del cliente, e immagazzinando un’impronta digitale, rende la DIMA stessa, le informazioni e i documenti ad essa legati garantiti e immutabili nel tempo.
Uno degli insegnamenti che stiamo apprendendo da questa difficile situazione di emergenza sanitaria e di crisi economica – dovuta alla pandemia da Covid-19 – che costringe al lockdown globale, è sicuramente l’importanza e l’urgenza di pianificare, valorizzare e gestire al meglio il proprio patrimonio (anche artistico). In questa logica si inserisce perfettamente SpeakART. Quali, dunque, i tuoi pensieri sul prossimo futuro? Stai già sviluppando nuove caratteristiche del software?
Hai detto benissimo, pianificare: quello che fino ad ora pochissimi hanno avuto la lungimiranza di fare. Certo questa emergenza ha stimolato una presa di coscienza e ha messo in luce quanto chi fosse “digitalizzato” abbia contenuto il contraccolpo del lockdown. Una seria ed efficace digitalizzazione non può essere fatta in una situazione di urgenza. Sono una sognatrice forse, ma credo che molto presto questo settore abbraccerà il digitale in modo concreto. Guardare avanti significa applicare le nuove tecnologie a un know-how stabile e sedimentato senza cancellare il passato, ma rendendolo più facilmente fruibile. Come detto, la tecnologia non deve sostituire l’uomo, ma aiutarlo a ridurre i tempi di lavoro e i costi di produzione per potergli permettere di dedicarsi ad attività più alte e raffinate. Nel futuro vedo il 3D fatto da smartphone, la nostra APP – che è quasi finita – e SpeakART INsurance, uno spinoff dedicato al mondo assicurativo. L’emergenza Covid-19 ha attirato i riflettori su di noi e sulla necessità di digitalizzare in maniera funzionale tutto il settore, ma ora confido che inizi un processo virtuoso e organizzato anche in Italia che porti davvero un cambiamento per una sana e reale valorizzazione del patrimonio artistico supportato dal digitale.