I drappeggi e il dualismo di Diana Orving per la prima volta in Italia
Diana Orving, artista svedese, ha da poco inaugurato la sua prima mostra in Italia presso la Tempesta Gallery a Milano.
Il drappeggio è il principale mezzo di espressione di quest’artista, attraverso il quale si spinge verso un’indagine del tattile e del visivo, del corpo e dello spazio.
I tessuti sono una delle fonti materiche più interessanti per la rappresentazione artistica: sono elementi solidi ma allo stesso tempo risultano fluidi e leggeri.
Le grandi strutture tessili di Orving testimoniano questa stimolante specificità.
Artista autodidatta, lavora i materiali in base all’effetto voluto, tramite la realizzazione di coloranti e la modifica delle fibre scelte.
“La leggerezza dei tessuti mi ha permesso di lavorare su larga scala. Sono affascinata dai grandi formati, mi ritrovo a creare le condizioni per perdere il controllo ed essere sopraffatta dalle mie creazioni. Da questo processo nasce qualcosa di eccitante, l’incerto, l’imprevedibile che mi attrae.”, l’artista dichiara.
Un primo tema proposto nelle sue opere è il contatto. Un contatto che, in quanto animali sociali, sperimentiamo ogni giorno: con la famiglia, con la società, con gli amici. Questo presuppone che ci sia un collegamento tra ognuno di noi, e che le conseguenze delle scelte individuali siano sempre, in realtà, collettive.
Genera in questo modo un duplice sentimento: conflittualità e desiderio si collegano e si aggrovigliano tra loro, creando una complicata matassa.
La maternità è l’altro grande nucleo tematico, richiamato fortemente dalle sculture avvolgenti e uterine. Porta così alla luce una sensazione ineffabile che rimanda all’interdipendenza reciproca, una sensazione mista, limitante ma al contempo impagabile.
Infine, un altro concetto riproposto da Diana Orving è la frequenza di Fibonacci: filo conduttore di ogni elemento naturale, affascinante riflessione sulla perfezione della natura.
Il dualismo e l’affascinante arte di questa abile artista riempiono così lo spazio milanese di Foro Bonaparte, creando una mostra immersiva e scenografica.