Femminismo e decolonizzazione nelle opere di Cecilia Vicuña

Cecilia Vicuña è un’artista e attivista cilena nata a Santiago de Chile nel 1948. Le sue opere sono presenti in alcuni dei più importanti centri museali di fama internazionale tra cui la Tate Gallery di Londra, il Museo de Arte Contemporáneo de Chile e il Berkeley Art Museum in California. 

La lunga carriera dell’artista ha portato i suoi frutti nel 2022, quando è stata premiata, insieme all’artista tedesca Katharina Fritsch, con il Leone d’Oro alla carriera durante la  59esima edizione della Biennale Arte di Venezia. 

Il centro della sua ricerca artistica gira intorno al concetto di provvisorietà, che da un lato restituisce un senso di caducità, e dall’altro evidenzia la precarietà delle cose. Le sue sculture sono spesso equilibrate combinazioni di materiali di recupero. Un esempio è “Guardián”, 1967, opera site-specific sulla spiaggia di Concón in Cile, che mette in dialogo materiali di recupero esposti agli agenti atmosferici, del mare e del vento, che la rendono vulnerabile al passaggio del tempo così come i nostri corpi e quelli dei nostri antenati, che proprio per questo fa parte dei lavori definiti da lei stessa “precarios”.

Cecilia Vicuña, Guardian 1967. Courtesy of the artist

Elementi distintivi del lavoro di Cecilia Vicuña sono la sua capacità di unire tematiche attuali con una cultura millenaria come quella indigena evidente nei quadri “Leoparda de Ojitos” (1977) e La “Comegente” (1971). 

Questi  dipinti olio su tela si ispirano a quelli realizzati a Cuzco nel XVI secolo, quando i nativi sono stati costretti a convertirsi al cristianesimo e adorare icone religiose distanti dalle loro credenze. La “Leoparda” in piedi tra due alberi, uno rosa e l’altro azzurro, è così una forma di riscatto culturale, dove la donna prende le sembianze di questo animale fantastico, con il manto costellato di capezzoli in vista, liberando la fantasia e allo stesso tempo il diritto di credere a ciò che si vuole, in un ottica di de-colonizzazione. 

La Comogente, Cecilia Vicuña. Photo by Sarah Cascone – Courtesy News Artnet

Nei giardini della Biennale poi, all’interno del Padiglione Centrale del 2022, è stata inserita “NAUfraga”, istallazione che ancora una volta evidenzia il legame dell’artista con la terra e si propone come invito a prendercene cura.  

Cecilia Vicuna spiega: “Nau sta per navis, nave e frangere per rompere. Frega è la radice di fragile ma anche di fallimento, il nostro fallimento a prenderci cura della Terra. Nau Fraga viaggia verso la memoria della Laguna, la sua vegetazione e le corde annodate dai primi abitanti. Possa il fruscio dei suoi ramoscelli muovere il nostro cuore affinché ci prendiamo cura della Terra”. 

CECILIA VICUÑA
NAUfraga, 2022 – Courtesy Lehmann Maupin

Insomma, poetessa attivista e artista a tuttotondo, Cecilia Vicuña rappresenta una delle più interessanti artiste contemporanee del panorama sudamericano, che sempre più si sta intrecciando con quello europeo, abbattendo così etichette e divisioni territoriali in segno di una storia e cultura comune.