Da Venezia con furore, Gianfranco Meggiato conquista la Valle dei Templi di Agrigento

L’essenzialità di Brancusi, il rapporto tra interno ed esterno di Moore, l’apertura verso lo spazio di Calder: i pieni e i vuoti sono lo scheletro dell’opera di Gianfranco Meggiato, come l’interiorità e l’esteriorità tanto dell’uomo quanto dell’opera, nell’intersezione con lo spazio e la luce.

Dall’altra parte, la Valle dei Templi di Agrigento racchiude in se secoli e secoli di storia, in particolare nella testimonianza dei quegli edifici sacri dorici che testimoniano il nucleo originario della città, riportandoci tra il VI e il II secolo a.C.

 

Gianfranco Meggiato, L’Uomo Quantico – Courtesy Exibart

 

Ma l’arte, nel suo più ampio senso di cultura, è e sempre sarà passato, presente e futuro: così le opere contemporanee di Meggiato incontrano e si sposano con quelle costruzioni arcaiche, così l’uomo di oggi si ritrova nella civiltà di ieri.

“L’uomo quantico, non c’è futuro senza memoria”: già dal titolo della mostra possibile intuire il senso di questo percorso in 13 sculture, 4 delle quali pensato appositamente per questo progetto ma in generale scelte appositamente per il luogo in cui sarebbero state inserite. L’uomo quantico è una nuova forma di umanità, che guarda e ricorda il passato ma è orientato al futuro in modo consapevole.

 

Gianfranco Meggiato, Il Volo – L’Attimo Fuggente – Courtesy Sky Arte

 

Il richiamo alla scienza, alla fisica quantistica è alla base del fare scultura dell’artista, in questo caso nell’evidente richiamo all’esperimento della doppia fenditura: come le particelle possono cambiare la loro natura da onda a raggio, lo stesso è in grado di fare l’uomo.