Beverly Pepper
Otto mesi fa circa ci salutava Beverly Pepper, l’artista quasi centenaria statunitense di nascita (Brooklyn, 1922) ma ormai italiana d’adozione, avendo fissato la propria dimora nella città di Todi.
La sua eclettica formazione include studi di design e fotografia a New York, un corso di pittura all’Académie de la Grande Chaumiere di Parigi che la porterà ad esporre le sue opere alla Galleria dello Zodiaco di Roma nel 1952, in un primo contatto con la poi tanto amata terra italiana.
Sarà un viaggio in Cambogia a cambiare la sua direzione artistica, spingendola verso la scultura: inizialmente si dedica al piccolo formato, scegliendo materiali come legno e argilla. Nel 1961 torna a esporre a Roma, alla Galleria Pogliani, dove entrerà in contatto con una delle figure chiave per il suo percorso artistico, ossia Giovanni Carandente: sarà infatti lui a invitarla a partecipare alla mostra “Sculture nella città”, organizzata nel 1962 nel contesto del Festival dei Due Mondi presso la città di Spoleto.
Egli ritiene interessante invitare Beverly a far parte di quei 53 artisti a cui viene richiesto di realizzare delle opere che possano ergersi a dimostrazione dell’integrazione tra arte e tessuto urbano: sarà lui stesso a spingerla a sperimentare sia nella direzione delle dimensioni che in quella dei materiali, da questo momento in poi infatti l’artista si cimenterà nella lavorazione dei metalli come ferro e acciaio, creando le monumentali opere per cui è maggiormente noto.
Negli anni Settanta arriverà a realizzare delle vere e proprie opere ambientali, che la rendono insieme esponente di rilievo della Land Art da un lato, nella volontà di valorizzare la relazione con il paesaggio, e della Connective Art dall’altro, per l’importanza del rapporto con il tessuto urbano. Le sue opere, nella loro semplicità, rimandano all’antico ma sono anche incredibilmente attuali, si inseriscono nell’ambiente per creare un tutt’uno con esso.
Le sue opere sono sparse nei musei di tutto il mondo, così come i suoi interventi ambientali, ma il legame con l’Italia si manifesta ancora una volta nelle numerose creazioni pensate per il territorio: oltre a Il Dono di Icaro, concepita appunto nel 1962 per la città di Spoleto e ad essa donata, basta nominare l’Ascensione di Assisi, le Todi Columns, lo Spazio Teatro Celle nell’omonima villa di Pistoia, l’Amphisculture per la ricostruzione dell’Aquila, fino ad arrivare al Beverly Pepper Sculpture Park inaugurato nel 2019 proprio nella città di Todi.
Beverly Pepper è stata un’artista donna, capace di lavorare con materiali forti comunemente utilizzati da uomini e in ambienti prettamente maschili, che riesce a farsi accettare in quel mondo senza la paura di viverlo appieno.
Diventa la dimostrazione concreta del suo credo, cioè che nell’arte e nella creatività non ci siano distinzioni di sesso, che non esistano un’arte maschile e una femminile perché un artista è artista in quanto tale. Questo risulta evidente nelle sue opere, che non rispondono a degli ideali di femminilità e delicatezza, come la società si aspetterebbe. Non sono idee che in Beverly Pepper sono maturate nel tempo, ma ideali che ha sempre avuto dentro, dandoli per ovvi e scontati perché frutto di un’educazione familiare che le ha permesso di non pensare mai che potesse essere difficile per una donna affermarsi o avere una propria indipendenza.