L’arte multimediale: il caso di Miss Bugs
Il collettivo Miss Bugs è uno degli esempi più eclatanti della cosiddetta arte cosiddetta multimediale in quanto esplora la tecnologia e il suo rapporto con l’arte contemporanea, utilizzando tecniche, materiali e contenuti diversi che vengono insieme riletti e riproposti.
Fondato nel 2007, da subito pone l’attenzione sull’uso di elementi già presenti nella nostra società rivisitandoli e creando opere multimediali, grafiche e fotografiche.
Le sue opere sono state protagoniste oggetto di diverse mostre in tutto il mondo, da New York a Parigi, Los Angeles e attualmente a Londra, presso la galleria Jealous.
Tra i lavori che testimoniano il loro pensiero creativo, troviamo “Lost Generation”, composta interamente da figurine dei Lego. L’intento è di raccontare una storia coinvolgendo la figura umana come nella serie “Echo Chamber”, di cui “Dada Gaga” e “Radiant Child” fanno parte.
Altri lavori sono dedicati al rapporto con la tecnologia e al suo effetto sull’umanità: esempio è la famosa raccolta di 900 ghiaccioli contenenti siringhe, pillole e coltelli “Do No Harm (2019)” che unisce la bellezza esteriore dei social networks, rappresentata dai ghiaccioli, alla parte malata che si ritrova all’interno e che rappresenta l’altro lato della medaglia. L’opera vuole testimoniare l’ossessione contemporanea e l’uso spropositato dei social media
Le opere di Miss Bugs esprimono perfettamente l’essenza e il senso dell’arte multimediale, attraverso l’utilizzo di colori e pattern particolari oltre che per il richiamo di elementi tipici della quotidianità come possono essere macchinine giocattolo, adesivi, Pokèmon che rimandano a periodi più spensierati come in “Cold War – New Hope” dove prevalgono le figurine dei Lego che compongono il personaggio di John F. Kennedy o “Ever Ever” composta interamente da macchinine giocattolo colorate che insieme formano una figura femminile.