Dalla capitale austriaca a quella italiana: Klimt arriva al Museo di Roma
Roma è capitale, non solo della repubblica ma anche dell’arte e della cultura. Un riconoscimento millenario, che dalla sua fondazione ci conduce fino ad oggi. E non solo per la storia e l’archeologia, ma anche per il moderno e il contemporaneo.
Il Museo di Roma nasce nel 1930, su iniziativa dell’allora Governatorato di Roma, in un momento di fervore in favore della promozione culturale. Infatti la scelta della prima sede ricade sull’ex Pastificio Pantanella, dove già si trovava il Museo dell’Impero: mentre questo celebra l’antichità, la nuova istituzione si vuole mostrare come celebrazione della gloria medievale e moderna della città.
Da un nucleo iniziale di opere non così ingente, la collezione aumenta negli anni, grazie alla politica di acquisizioni del direttore delle Antichità e Belle Arti Antonio Muñoz trasformando così il museo da storico-documentaristico a vero e proprio luogo di valorizzazione delle opere d’arte ospitate.
Già nel 1952 il Museo era stato trasferito presso Palazzo Braschi, edificio neoclassico di fine Settecento vicino a piazza Navona. Nel 2017 viene poi ristudiato il percorso espositivo, con le collezioni situate tra il secondo e il terzo piano con un criterio tematico, per dedicare il primo piano alle esposizioni temporanee.
E proprio qui il prossimo autunno verrà inaugurata una personale dedicata a Gustav Klimt, che vedrà esposte un centinaio di opere con prestiti da niente meno che il Museo Belvedere e la Klimt Foundation di Vienna.
Dopo il successo della grande mostra a Palazzo Reale del 2014, un viaggio attraverso diversi nuclei tematici permetterà di approfondire vita, pensiero e produzione artistica di Klimt, tra i suoi capolavori come la Giuditta e le opere meno note.