L’arte, la moda, la città: Venezia ospita Valentino e Yves Saint Laurent
Valentino Des Ateliers, la collezione haute couture per il prossimo autunno-inverno, ha scelto le Gaggiandre per presentarsi al pubblico.
Questo spazio, parte dell’Arsenale di Venezia, è un grande complesso costituito da due tettoie realizzate nel Cinquecento per ospitare le barche a remi. Uno spazio incantevole e un’architettura spettacolare hanno negli anni ripetutamente ospitato le opere di artisti e architetti in occasione delle Biennali.
In conversazione con “Idee di Pietra – Olmo”, installazione di Giuseppe Penone in collaborazione con Chus Martinez per la nascita della Vuslat Foundation, il direttore creativo di Valentino Pierpaolo Piccioli ha voluto mostrare l’esito della collaborazione di 17 artisti internazionali che ha dato vita all’ultima collezione di alta moda della maison, affermando che “Venezia era parte della visione che avevo avuto sin dal principio. Era l’unico posto al mondo nel quale presentare una collezione del genere”.
La creatività diventa il punto di due mondi, arte e moda, che sembrano apparentemente inconciliabili ma che sono in realtà fortemente uniti.
Per Yves Saint Laurent, Anthony Vaccarello ha scelto invece l’isola della Certosa e l’opera di Doug Aitken per fare da palcoscenico alla presentazione della collezione uomo per la primavera-estate 2022.
L’artista ha realizzato Greens Lens, un’installazione di luci e specchi che rimane visitabile per alcuni giorni dopo l’evento. Ma non finisce qui: le piante coinvolte nell’opera rimarranno poi nell’isola, per realizzare un progetto di riforestazione.
Questo è il secondo intervento dell’artista a Venezia, che nel 1999 aveva vinto la Biennale, in una collaborazione estranea alla propaganda o al commercio come ha dichiarato lui stesso: “Mi hanno permetto di fare uno spazio sociale che può funzionare per la moda così come per altro, questo dice tutto sulla libertà che ho avuto. E poi mi piace troppo questa cosa che le piante dell’opera verranno poi piantate nell’isola, significa che l’opera anche dopo che sarà smontata seguiterà a crescere lì”.