La creazione dell’impronta digitale di un’opera d’arte con SpeakART
La nostra impronta digitale permette di legare informazioni, certificazioni e documenti all’opera, grazie alla creazione di un legame indissolubile con l’identità dell’opera attraverso una sua foto ad alta risoluzione.
Se questa innovazione messa in campo da SpeakART si declina nella possibilità di riconoscere falsi, danni e decadimento naturale tramite il confronto di due fotografie scattate ad una stessa opera in momenti diversi, proprio nell’accuratezza con cui queste vengono scattate risiede l’esattezza della risposta da parte del software.
Sebbene la diffusione di smartphone dotati di ottime fotocamere abbia reso molto più accessibile la possibilità di scattare fotografie ottime a livello visivo, ciò non significa che questi scatti rispondano effettivamente ai semplici requisiti richiesti dal tool per effettuare un confronto più accurato possibile.
Se si pensa che la fotografia ideale sia quella scattata da un fotografo professionista con un certo tipo di apparecchiatura, questo non preclude a un qualsiasi individuo non professionista munito di smartphone la possibilità di scattare, ma piuttosto implica la necessità di porre attenzione a una serie di elementi.
Questi vanno dalle indicazioni più intuitive circa la perpendicolarità e la centralità dell’obiettivo rispetto all’opera o alla necessità di una corretta messa a fuoco per evitare le immagini mosse (ad esempio grazie all’aiuto di un cavalletto), fino su formati e risoluzione richiesti
Una particolare cura dovrà essere dedicata alle condizioni di illuminazione nel contesto di scatto, a maggior ragione se ci si trova ad avere un’opera con vetrificazione come soggetto, poiché i possibili riflessi vengono dal software riconosciuti come differenza dal momento che risulta impossibile rilevare la porzione d’opera sottostante.
Un altro accorgimento da tenere in considerazione è la necessità di caricare come impronta primaria un’immagine scontornata, mentre per quanto riguarda la secondaria potrà essere caricata senza intervenire in alcun modo dal momento che il software procederà autonomamente a ottimizzarla in modo da poterla confrontare con la prima.
Da questi esempi, è possibile comprendere come la predisposizione di un protocollo fotografico non voglia essere un elenco di rigide regole, che possa venir percepito come inutile, complicato o troppo dettagliato, quanto piuttosto il percorso migliore da seguire per sfruttare al massimo le potenzialità a disposizione.
Infatti, nel momento del confronto tra una prima impronta digitale e una secondaria, un risultato che evidenzia differenze notevoli tra le due immagini potrebbe falsare l’interpretazione della risposta: si potrebbe pensare infatti di trovarsi di fronte a dei danni sull’opera, quando invece il problema nasce dall’avere scattato una foto non conforme alle indicazioni fornite dal protocollo.
La possibilità di ottenere da SpeakART il miglior risultato possibile è quindi nelle mani del suo utilizzatore, perché nella precisione di una fotografia scattata con cura sta la certezza di una precisione in un qualsiasi risultato ottenuto oggi e nel futuro.