Un amore a regola d’arte: Frida Kahlo e Diego Rivera
È un amore tra due persone, ma al contempo tra due artisti. E in questo caso in particolare, diventa impossibile scindere una relazione personale dalla produzione artistica.
Come tutte le più classiche storie d’amore, anche questa inizia con un incontro casuale: è il 1922, Frida Kahlo ha 15 anni, aspira a diventare medico e per questo frequenta la Escuela Nacional Preparatoria, in cui era stato commissionata a Diego Rivera la realizzazione di un murales. Le loro strade si dividono momentaneamente, e nel frattempo Frida è vittima di un grave incidente stradale che la costringe a letto per un lungo periodo: è in questo momento che nasce la sua ossessione per la pittura, una via di fuga che esprime un intrinseco bisogno. Ed è proprio alla fine di questo periodo di convalescenza che i due si rincontrano: Frida decide di mostrare al già affermato Diego le sue opere per avere un’opinione a riguardo, e sarà lui in primis a farla entrare nel vivo contesto culturale (ma anche politico) messicano. Inizia così quello che da sodalizio artistico diventa anche matrimonio nel 1929, e di nuovo nel 1940: Frida sa benissimo che non si tratta di una scelta all’insegna della serenità, quanto piuttosto della sregolatezza perché si trova di fronte a uno spirito libertino (“Perché lo chiamo il mio Diego? Mai fu né mai sarà mio. Appartiene a se stesso”). Saranno anni all’insegna di adulteri reciproci, uniti alla drammatica impossibilità di avere dei figli a causa delle condizioni di salute di lei. Lei in prima persona ammetterà, “ho subito due gravi incidenti nella mia vita, il primo è stato quando un tram mi ha investita, il secondo è stato Diego.” Questo rapporto evidentemente difficile, quasi malato, è tuttavia animato da un sentimento profondo che a maggior ragione diventa motore, ma anche soggetto, per l’arte di entrambi.
Sono numerosissimi gli autoritratti che Frida fa di sé, sin da quando si ritrova immobilizzata a letto dopo il suo incidente. Nel corso degli anni, il suo amore per Diego si esprime anche nell’includerlo in questi ritratti: in “Frida e Diego Rivera” (1931, San Francisco Museum of Modern Art), Diego appare evidentemente molto più imponente rispetto a lei, sia fisicamente che artisticamente. Lui infatti regge in mano tavolozza e pennelli, mentre lei si rappresenta in posizione subordinata, come sua compagna, che gli regge la mano con la testa che rimanda a lui. In “Diego on my mind” (1943, Gelman Collection), Frida indossa abiti della tradizione a dimostrazione della sua essenza messicana e Diego appare al centro della sua fronte, ma non risulta chiaro se rappresenti un peso o una costante ispirazione. Le sue opere esprimono anche il dolore provato così tante volte a causa dei tradimenti, dei momenti di separazione (“Las Dos Fridas” rappresenta la scissione tra le due identità di Frida, i cui cuori sono però collegati: la prima vestita con un abito bianco stile europeo macchiato di sangue, la seconda con gli abiti messicani tanto amati da Diego) e dei figli mancati (“Ospedale Henry Ford”: Frida è una piccola figura sanguinante in un enorme letto; diversi elementi sono legati a lei con un filo rosso, richiamando appunto il figlio perduto, i suoi problemi di salute, lo stesso Diego).
Meno frequentemente, ma anche Rivera ritrae la compagna riuscendo a far trasparire la sua forza e la sua delicatezza insieme come in “Desnudo sentado con brazos levantados”, mostrandola come una divinità in “Ritratto di Frida Kahlo”. Frida non ha mai nascosto la potenza e l’influenza che l’amore per Diego aveva su di lei, e anche la sofferenza che questa relazione le provocava continuamente ma che era nonostante tutto la sua linfa vitale: “tutte le arrabbiature da cui sono passata sono servite soltanto a farmi finalmente capire che ti amo più della mia stessa pelle e che, se anche tu non mi ami nello stesso modo, comunque in qualche modo mi ami”. Ma il sentimento era pienamente corrisposto da Diego, che tuttavia forse solo nel momento della definitiva perdita di Frida è riuscito a esprimerlo veramente: “Il 13 luglio 1954 è stato il giorno più tragico della mia vita. Avevo perso la mia Frida, che avrei amato per sempre. Solo più tardi mi sono reso conto che la parte più bella della mia vita era stato il mio amore per Frida.”