Le reliquie del futuro di Daniel Arsham
Daniel Arsham è un giovane artista newyorkese, la cui produzione trova spazio in molti campi creativi: l’architettura, la moda, il disegno, il cinema e la scultura.
Il tema del tempo e della deteriorabilità degli oggetti viene richiamato spesso nelle sue opere scultoree, le quali catapultano lo spettatore in un futuro in cui i mezzi che utilizziamo oggi sono ormai vecchi, danneggiati, corrosi dalle calamità e dal tempo.
Calchi erosi di manufatti moderni e di figure umane contemporanee vengono realizzati sapientemente dall’artista tramite materiali geologici come la sabbia, la selenite o la cenere vulcanica, in modo da farli apparire come se fossero appena stati portati alla luce, dopo essere stati sepolti per secoli.
La maggior parte delle sue opere sono oggetti tecnologici, che testimoniano l’obsolescenza tecnica degli anni 2000: beni progettati a monte per avere un ciclo di vita limitato.
Tra romanticismo e pop art, Arsham avvia nel 2013 il suo progetto “Future Relics”.
Si concentra così proprio su prodotti di uso comune come cellulari, telefoni, macchine fotografiche ed orologi presentandoli come artefatti in via di decadimento. Questi, diventano per lo spettatore un promemoria: l’attimo fugge e l’attuale si logora incessantemente.
Arsham afferma che le sue opere “creano rotture nel tempo, lo espandono e lo fanno collassare portandoci al di fuori del nostro momento attuale”.
Evoca in questo modo una vera storia d’amore tra passato, presente e futuro creando un connubio tra i tre momenti.
Fra tutti, è l’orologio l’oggetto da cui l’artista è più attratto poiché è l’unico in grado di scandire lo scorrere del tempo che viene, tramite le sue sculture, forzato e corroso. Arsham a tal proposito dice che, creare questa rappresentazione, è “come giocare a fare Dio”.
Quello proposto dall’artista è un futuro distopico, che però appare come allo stesso tempo estremamente tangibile.