Tra l’alba e il tramonto: la mostra “Crepuscolo della Creatura” presso CREA – Cantieri del Contemporaneo
Sulla sponda dell’isola della Giudecca che guarda verso Venezia, si trova un suggestivo spazio espositivo che riunisce arte artigiana e arte contemporanea, ristabilendone la connessione persa da secoli.
Si tratta del centro culturale CREA – Cantieri del Contemporaneo, sintesi di un progetto che nasce nel 2016.
Attualmente è in corso la mostra “Crepuscolo della Creatura”, seconda parte del progetto intitolato “Fundamenta” in collaborazione con varie realtà culturali di Monaco di Baviera.
Il termine crepuscolo in tedesco contiene due significati: alba e tramonto. È così che prende avvio l’esposizione, in cui il tema dell’umano essere e del sogno fanno da protagonisti.
Gli artisti Tatjana Lee e Lukas Taido sviluppano il tema della trasposizione onirica da due punti di vista differenti: la prima artista rivolge l’attenzione verso la visione fanciullesca del sogno, in cui la barriera tra realtà e onirico è infranta dall’ingenuità del bambino.
Taido invece presenta l’aspetto scientifico del sogno. Afferma una separazione inconciliabile tra la realtà oggettiva e quella soggettiva. Dopo aver registrato le proprie onde celebrali durante il sonno, infatti, l’artista ha creato un’installazione proiettandole e formando una sorta di barriera che rende impenetrabile l’oggetto al suo interno: la rappresentazione empirica del sogno.
Richiama così il tema del dualismo tra scienza, che studia il lato fenomenico, e introspezione.
Nell’altra sezione espositiva della mostra invece è l’aspetto violento dell’essere umano il tema dominante. L’artista Udo Rein così, tramite opere, installazioni video e non solo, porta alla luce la questione della tragicità della storia, costruita da un susseguirsi di guerre.
Tutt’oggi, guerre di ogni tipo sono combattute, lontane o vicine a noi, lacerando la fragilità umana.
Il tema della fanciullezza si ripresenta, ma si tratta di una fanciullezza crepuscolare, in cui non c’è più spazio per sognare, in cui ogni aspetto infantile viene sottratto dalle atrocità circostanti.
Emblematica è l’opera “NADA”, creata dall’artista nel 2010. Raffigura un bambino i cui occhi sono in parte coperti da violente pennellate, quasi ad indicare la brutalità con cui l’ingenuità del suo sguardo è stata strappata.
Oltre al suggestivo spazio espositivo e al fondamentale concetto di cui si fa rappresentante, il tema della mostra mette di fronte lo spettatore alle sfaccettature dell’umano essere: tra divisione e identità, atrocità e sogno, alba e tramonto.