“Se ti sedessi su una nuvola non vedresti la linea di confine tra una nazione e l’altra, né la linea di divisione tra una fattoria e l’altra”
#MercoledìFilosofico #18
Berndnaut Smilde è un artista olandese che ha fatto delle nuvole la sua fortuna artistica.
Lontane dai giochi di sovrapposizione e composizione digitale dei software, le nuvole di Smilde sono prodotte concretamente con l’ausilio di una macchina del fumo e con la predisposizione nel sito prescelto di un particolare microclima che si crea alzando il livello di umidità e utilizzando luci teatrali.
Tali installazioni sono naturalmente temporanee e vengono catturate dalla macchina fotografica prima del loro completo dissolvimento.
Nonostante siano passati anni dalle prime “installazioni” site‐specific, un velo di mistero accompagna ancora il lavoro dell’artista, il cui reale processo tecnico‐creativo è tuttora tenuto segreto come una formula magica.
Smilde ha sempre scelto le sue location accuratamente: spesso si è trattato di siti dal passato storico e culturale particolarmente importante dove l’artista ha inscenato, per un frammento di tempo, l’apparizione delle sue nuvole con un realismo a dir poco sorprendente.
La compenetrazione tra elementi ambientali esterni e interni crea uno straniamento spaziale e temporale che, seppur sottile e giocoso, provoca nell’osservatore una sintesi improvvisa tra immaginario e reale.
Tradizionalmente la presenza di nuvole suggerisce la possibilità che la pioggia o il brutto tempo stiano incombendo: la pittura nordeuropea appare costellata dalla rappresentazione di questo soggetto naturale che sembra oltrepassare indenne tutti i periodi storici.
Simbolicamente le installazioni di Smilde sembrano un invito a dimenticare i limiti convenzionali fissati dalla realtà, dal tempo, dallo spazio, persino dalla nostra corporeità per promuovere uno stato di incredula sospensione.
Come se stessimo assistendo a un fenomeno miracoloso, emerge la certezza confortante che quella manifestazione “naturale”, seppur ambigua e intangibile, sia un chiaro segnale della transitorietà della vita.